Lasciatemelo dire: questa confettura è S T R E P I T O S A!
Partiamo col dire che quella di fichi è da sempre nella mia personalissima top three delle confetture preferite (more e mele cotogne sono le altre due), ma anche chi non la ama moltissimo trovandola troppo dolce, sono sicura che l'apprezzerà in questa versione, sopratutto se abbinata a formaggi (erborinati, sapidi e stagionati, oppure freschi come la crescenza o lo squacquerone).
Quanta ne ho mangiata da piccola! A Camaiore, a casa degli zii dove trascorrevamo le vacanze, c'era un'enorme fico che da agosto in poi era stracarico di frutti.
Io ne staccavo quasi sempre uno ogni volta che uscivo o rientravo in casa: la pianta cresceva a ridosso delle scale esterne, per cui bastava giusto allungare la mano! Ma... occhio a non farsi beccare dallo zio Torio (Vittorio)! Solo lui diceva di sapere quali erano i frutti "giusti" da cogliere, e non sopportava che li staccassimo senza supervisione. Fortunatamente ce n'erano talmente tanti che nessuno si accorgeva degli ammanchi... e poi io dei fichi mangio buccia e tutto, quindi nessuno trovava mai le prove delle mie grandi abbuffate!
Li consumavamo in tutti i modi, a me non stancavano mai, e a fine agosto era tradizione che lo zio facesse la confettura (diversi chili di confettura...giusto per far capire quanto era produttiva qualla pianta) per poterla gustare durante l'inverno.
Quel pentolone in alluminio che borbotta sul fuoco in capanna, con a fianco il piattino trasparente e il mestolo di legno scuro, è davvero un dolce, dolcissimo ricordo.
Io poi aspettavo con ansia che la cottura fosse finita e i vasetti fossero colmi in fila sul tavolo : a quel punto era concesso ripulire il pentolone ancora caldo dai residui rimasti attaccati alle pareti: una leccornia!
Non sono mai riuscita a fare una confettura di fichi buona come quella dello zio. Sarà per colpa dei fichi (quella pianta purtroppo è morta qualche anno fa), sarà colpa delle tonnellate di zucchero che ci metteva lui (per mio zio la proporzione era sempre 1:1), o forse è perché a quel sapore sono legati ricordi e momenti che è impossibile rivivere.
Questa mia variante però è davvero squisita e un po' diversa dal solito. E' un omaggio alle estati passate a Camaiore e la dedico tutta a mio zio Torio (lui avrebbe di certo apprezzato, ma immancabilmente avrebbe ribadito che la sua era insuperabile e... avrebbe avuto ragone!)
INGREDIENTI
1 kg di fichi integri e maturi
700 gr di zucchero semolato
50 gr di succo di limone
Qualche chiodo di garofano
2 rametti di rosmarino
PREPARAZIONE
Lavare delicatamente i fichi (io non li sbuccio: tolgo solo il picciolo. Tanto in cottura la pelle si sfalderà quasi del tutto, e comunque non mi dispiace che il risultato finale non sia troppo "liscio") ed asciugarli con cura.
Togliere il picciolo ed affettarli in pezzi grossolani, poi porli in una pentola antiaderente insieme allo zucchero e al succo di limone.
Mescolare e far macerare per almeno un'ora.
A questo punto inserire il rosmarino e i chiodi di garofano (la quantità varia secondo il gusto personale, senza esagerare perchè entrambe le spezie hanno un gusto molto forte). Se si vuole evitare di disperdere gli aghi di rosmarino nella marmellata, legare quest'ultimo con dello spago da cucina formando un salsicciotto come in foto.
I chiodi di garofano invece sarebbe meglio inserirli all'interno di una garza in modo poi da poterli togliere facilmnte, ma l'importante è ricordarsi quanti se ne mette ed andare a ricercarli tutti a fine cottura: ritovarsene uno sotto i denti non è piacevole.
Traferire la pentola sul fuoco e far cuocere a fiamma media finchè non si raggiunge il bollore, poi abbassare e lasciar andare per 40-60 minuti mescolando ogni tanto, sopratutto verso la fine.
Per esser certi della consistenza fare la "prova del piattino": con un cucchiaino si mette una piccola quantità di confettura in un piattino, si aspetta che intiepidisca un poco e poi si inclina il piattino. L'ideale è riuscire ad ottenere una viscosità che la faccia "camminare" ma non troppo velecemente da precipitare. Se scivolerà giù veleocemete dovrà raddensare ancora qualche minuto sul fuoco, se invece resterà ferma vorrà dire che lo zucchero avrà cominciato a caramellare: si otterrà in questo caso una confettura un po' duretta e poco spalmabile, ma comunque buona.
A cottutra ultimata invasare, ancora bollente, in vasetti di vetro sterilizzati e con tappi nuovi.
Capovolgere su di un tagliere i vasetti e lasciarli immobili fino a completo raffreddamento.
Capovolgere di nuovo i vasi, porre in frigorifero quelli che non fossero andati in sottovuoto e consumarli entro una settimana.
... et voilà!
NOTE
- Se ben preparata, la confettura si mantiene per molti mesi in un luogo fresco e asciutto al riparo dalla luce. In ogni caso, verificare sempre, prima di consumarla, che la capsula del sottovuoto non si sia alzata. In qual caso buttare tutto senza neanche aprire il vasetto.
Commenti
Posta un commento