Tipici toscani, questi biscotti secchi non mancano mai in Italia sulla tavola delle feste, ma sono molto conosciuti anche all'estero, tanto da essere considerati il terzo biscotto più popolare al mondo.
Si consumano e si regalano prevalentemente a Natale, ma devo dire che, almeno qui in Toscana, si trovano tutto l'anno e si mangiano volentieri un po' per qualunque ricorrenza.
A casa mia usa rovesciare il pacco direttamente sulla tavola, in modo che ognuno possa cercare il proprio bisotto perfetto: c'è chi "va a caccia" di quelli con poche mandorle, chi li vuole corti e tozzi, chi più lunghi e fini... fatto sta che alla fine, sulla tovaglia, restano sempre e solo le briciole!
Molti, sbagliando, credono che i Cantuccini e i Biscotti di Prato, siano la stessa cosa. In realtà l'equivoco nasce nell'800, quando il pasticcere Antonio Mattei propose all’esposizione universale di Parigi del 1867 la ricetta dei “Biscotti di Prato”, recuperando una vecchia ricetta pratese simile a qualla dei Cantuci, ma non del tutto
uguale. In questi ultimi infatti non è prevista l'aggiunta di nessun grasso o aroma, nell'impasto sono presenti anche i pinoli e non vengono (più) bis-cottati.
Il nome “cantucci” risale molto probabilmente al XVI secolo e sembra derivare dalla parola “cantellus”, “parte”. La tradizione infatti racconta che i cantucci originali nascono dalla consuetudine delle famiglie contadine di un tempo di mangiare la “parte rimanente”, quella di scarto, del filoncino dolce che i panettieri preparavano per le persone più facoltose. Parte che veniva chiamata, appunto, “cantuccio” o “canto”, “che sta all’angolo”. Infatti personalmente è proprio "il culo", ossia l'inizio o il fondo del panetto che viene tagliato per ricavare i biscotti, che vado sempre a ricercare: è quello il mio Cantuccino perfetto!
La forma titpica di questi biscotti invece deriva dal taglio in diagonale che viene dato al filone di impasto al termine della prima cottura. Sì, perchè i Cantuccini sono dei veri bis-cotti, vengono cioè cotti due volte in modo da sciugarli per bene e renderli conservabili per lunghissimo tempo.
Il cantuccio si può gustare tranquillamente da solo ma, in barba al bon ton, il modo più buono di consuamarlo è immergendolo in un goccio di vino rosso, o meglio ancora, nel Vin Santo: un vino liquoroso ma non particolarmente dolce. Perchè si chiama Vin Santo? La leggenda narra che a Siena, nel 1348, un frate francescano curasse le vittime della peste con lo stesso vino utilizzato dai confratelli per celebrare la messa. Si diffuse così la convinzione che questo vino avesse proprietà miracolose, e da qui l’appellativo “santo”.
Anche se oggi se ne trovano molte varianti (come quelli al cioccolato, o con farina integrale), i veri Cantuccini sono solo quelli alle mandorle!
(Anche se, a dirla tutta, pare che in origine le mandorle - rigorosamente intere e non spellate - non fossero affatto previste: furono aggiunte da Caterina de’ Medici, ghiotta e fine conoscitrice dell’arte culinaria, tanto che introdusse in terra francese molti piatti della cucina italiana, nonché insegnò l’uso della forchetta a tavola).
Prepararli in casa non è affatto difficile e da molta soddisfazione! Sono anche un'ottima idea regalo, magari accompagnati da una bottiglia di buon vino o Vin Santo!
La ricetta che ho seguito io è qualla di Stefano Spilli, presa da Anice e Cannella di Paoletta Sersante: da toscana "docche", posso affermare che, tra tutte quelle che ho provato, sia la migliore!
INGREDIENTI (per circa 1kg di biscotti)
PREPARAZIONE
Grazie! Sono venuti buonissimi!
RispondiEliminaSon contenta!
Elimina