Questo sugo, io ve lo dico, è una vera bomba ed è super facile!
Ho imparato a farlo osservando l'Annagrazia: una donnona eccentrica, amica di mia zia Nada (quella di Camaiore), che in estate ogni tanto portava a casa di zia il pesce (prendendolo direttamente dalle navi che attraccavano a Viareggio) e lo cucinava per tutti quanti.
Era una tipa di poche parole, almeno con la me bambina, un po' "comandona", con la facciona tonda, i capelli grigi appena messi in piega e le labbra sempre colorate in modo acceso. Se aveva voglia di discorrere, dopo pranzo racccontava di se, delle sue avventure da donna caparbia e sicura e finiva sempre col vantarsi, a ragione, di essere stata bellisima. Come prova, tirava fuori dal portafogli delle foto che la ritraevano all'età di 20 anni e in cui era oggettivamente molto bella.
Nonostante l'aspetto però era rimasta zitella perchè "a qul tempo", così mi pare di ricordare, si era compromessa osando passeggiare con dei ragazzi (un comportamento considerato all'eoca parecchio disdicevole se non eri accompagnata dai genitori).
Come avrete capito l'Annagrazia era (o è?) una donna bizzarra, ma il pesce caspita se lo sapeva cucinare a meraviglia!
Quando arrivava portava sempre un po' di scompiglio: diventava padrona della cucina della zia, iniziava a dare ordini a tutti e poi a tavola quasi pretendeva dai commensali gli elogi per i suoi manicaretti. Ricordo le risate sotto i baffi del mio babbo, che notoriamente non era uno che si spendeva in complimenti (ma apprezzava lucidando il piatto!), e le gomitate della zia Nada allo zio Vittorio affinchè ripetesse ancora una volta quanto fossero buone tutte le pietanze!
Nella mia estate camaiorese, scandita dagli allora noiosi ritmi del mare, l'Annagrazia era un diversivo goloso in tutti i sensi! Di solito mi piazzavo in cucina ad osservare tutto quel trambusto e finivo col memorizzare inconsapevolmente tutti i passaggi delle ricette.
Oggi, quando cucino questo sugo, la mente torna con precisione millimetrica a quelle giornate estive e rivivo, gesto dopo gesto, odore dopo odore, tutti quei preziosi momenti. Chissà che direbbe l'Annagrazia vedendomi adesso ai fornelli a ripetere un suo cavallo di battaglia. Probabilmente puntualizzerebbe che sì, il sugo mi viene piuttosto bene, ma... mai come a lei!
Mi sono dilungata troppo, ma vedete, tante delle ricette di questo blog hanno una loro storia legata a ricordi e momenti precisi della mia vita e della mia famigia che meritano di essere ricordati. Sapori ed odori sono potenti macchine del tempo e per certi versi si può dire che questo ricettario è anche un po' il mio "diario delle cose che furono".
Ma non perdiamo altro tempo e vediamo subito gli ingredienti che occorrono!
Ah, lo so cosa state pensando! Che le cicale sono complicate da mangiare, ci si sporca tutti e bisogna stare attenti a non pungersi, ma solo chi ha assaggiato la loro deliziosa polpa sa quanto ne valga la pena! Provate la ricetta: sono sicura che vi leccherete anche i baffi!
INGREDIENTI (per 4 persone)
12 cicale
420 gr di polpa di pomodoro
1 spicchio d'aglio
1/2 cipolla rossa
1 spicchio d'aglio
1 cucchiaio di prezzemolo fresco tritato
Sale e pepe
Olio evo
PREPARAZIONE
Tritatre finemente la cipolla e l'aglio e farli rosolare in un tegame insieme ad un giro d'olio e al prezzemolo.
Quando la cipolla sarà appassita, aggiungere la polpa di pomodoro e un bicchiere d'acqua. Cuocere per 15 minuti a fiamma bassa e senza coperchio.
A questo punto aggiungere al sugo le cicale private solo delle zampette (da tagliar via con le forbici) e far cuocere ancora 6-7 minuti, o comunque fino al restringimento desiderato.
Aggiustare di sale e pepe e poi usarlo per condire la pasta: nel mio caso degli spaghetti alla chitarra.
... et voilà!
NOTE:
- Il sugo si può congelare, oppure si conserva in frigo per massimo due, tre giorni.
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